Una delle cause
scatenanti che mi ha convinto definitivamente nella mia decisione di
partire è stata “la telefonata di Roberto P”. Sì perché ogni mattina,
dopo circa un quarto d’ora che mi sono posizionata alla mia scrivania,
suona il telefono, rispondo, e dall’altra parte sento dire:”Sono Roberto
P., buongiorno. Mi passa Davide?”. Tutte le mattine. Ho iniziato ad
odiare Roberto P…. Scusa Roberto, in realtà non odio te, odio quello che
rappresenti per me e nella mia vita: la monotonia di quei gesti che
diventano meccanici fatti ogni giorno all’infinito. Vi è mai capitato di
ripetere tutti i giorni qualcosa tipo chiudere la finestra della camera
ed uscire di casa, tanto da dimenticarvi una volta arrivati al lavoro
se oggi l’aveste fatto oppure no? I giorni uguali si confondono tra
loro... E se per qualcuno questa rassicurante ripetitività è simbolo di
stabilità e sicurezza e non pone punti di domanda nel futuro, a me piano
piano logora…
Ed
oggi quando ancora rispondo e sento la fatidica frase, la prima cosa
che penso è “Sì sono convinta!” E’ diventata la mia conferma giornaliera
che mi ricorda da cosa ho la possibilità di fuggire. Oggi posso solo
dire Grazie roberto P.! Senza di te non avrei mai capito!
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